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The Monuments Men

15 Maggio 2015 15:46 / Leave a Comment / Smeerch

The Monuments Men

The Monuments Men

di George Clooney (USA, Germania e Gran Bretagna, 2013)
con George Clooney, Matt Damon, Cate Blanchett,
Bill Murray, Jean Dujardin, John Goodman, Bob Balaban,
Hugh Bonneville, Dimitri Leonidas, Diarmaid Murtagh,
Nick Clooney, Sam Hazeldine, Justus von Dohnànyi,
Michael Dalton, Christian Rodska, James Payton

Premessa 1: questo film non è una commedia.
Premessa 2: si tratta della trasposizione cinematografica del romanzo “The Monuments Men: Allied Heroes, Nazi Thieves, and the Greatest Treasure Hunt in History” scritto da Robert M. Edsel.
Premessa 3: pare che il tutto sia ispirato ad una storia vera.
Eppure in alcuni frangenti sembra quasi di stare ad assistere ad una versione della saga Ocean in salsa militare. D’altronde se nel cast prendi delle facce iper-simpatiche, che hanno sempre recitato nelle commedie, è difficile aspettarsi qualcosa di diverso. Per una pellicola differente si sarebbe dovuto ingaggiare forse degli uomini differenti. Non che questi non siano validi – tutt’altro – ma insomma, il loro mestiere è essere buffi. Difficile renderli credibili. Se volevi dare al progetto un’allure di serietà, avresti dovuto ingaggiare altri nomi. Ci siamo capiti, insomma.
Tuttavia il problema più grosso qui non sono le facce. The Monuments Men è un film trascurabilissimo. Non c’è alcun elemento nuovo nella classica epica da film di guerra; un pugno di valorosi eroi senza macchia e senza paura va incontro alla morte pur di riuscire nella propria missione. Sono uomini che agiscono per il bene, sentendosi dalla parte “giusta”. Combattono dalla parte giusta e per la causa giusta, non possono dunque fallire. E infatti non fallisono, anche se, come tutte le imprese ardue, incontrano delle difficoltà di percorso. Per rendere il tutto ancora più epico (e dargli una parvenza di verosimiglianza) ad esempio, alcuni membri del team di salva-opere rimangono sul campo.

USA. 1945. Un piccolo manipolo di uomini (alcuni dei quali in età parecchio avanzata per essere sul serio dei militari) viene mandato in Belgio e in Francia durante la Seconda Guerra Mondiale per recuperare migliaia di opere d’arte trafugate dai Nazisti e per proteggerne altre che stanno per essere deportate in Germania. Pare infatti che Hitler stia per creare un suo museo con queste opere d’arte trafugate, ma il probo Occidente non è affatto d’accordo. Gli Stati Uniti d’America vogliono proteggere l’Arte – patrimonio dell’umanità intera – per cui decidono di mandare in soccorso una squadra speciale composta da esperti sotto la guida di Frank Stokes – lo studioso d’arte che ha portato alla luce il grave rischio che corre l’arte francese. Il loro nome è appunto “Monuments Men”. L’impegnativo compito di questo team sarà fermare lo scempio che l’esercito tedesco sta mettendo in atto. Una missione pressoché impossibile; lo stesso Stokes, che ha avuto l’idea e che ha convinto i vertici militari del Paese, lo sa. Eppure si lancia nell’impresa. A costo di perdere la vita (la sua e/o quella dei suoi commilitoni-compagni di progetto).

Insomma, per farla breve: il film non mi è piaciuto granché, nonostante vantasse grandi nomi e belle facce. Per di più aggiungo che la liaison moraleggiante fra James Granger (il personaggio di Matt Damon) e Claire Simòn (il personaggio di Cate Blanchett) fa quasi pena per quanto appare farlocca.
Voto: 5 e mezzo. L’idea di partenza era originale, ma la realizzazione lo è molto meno.
Dal regista di “Good Night and Good Luck” e “Le Idi di Marzo” ci si aspettava altro. Peccato.
Bel cast, ma purtroppo è da ritenere quasi sprecato. Vedi ad esempio la performance di Bill Murray.
John Goodman resta sempre un gigante. In tutti i sensi.
Matt Damon nel ruolo del timidone inizia a stufare.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Bill Murray, Bob Balaban, Cate Blanchett, Christian Rodska, Diarmaid Murtagh, Dimitri Leonidas, George Clooney, Hugh Bonneville, James Payton, Jean Dujardin, John Goodman, Justus von Dohnànyi, Matt Damon, Michael Dalton, Nick Clooney, Sam Hazeldine, The Monument Men

Capote

11 Maggio 2015 21:33 / Leave a Comment / Smeerch

Capote

Capote

di Bennett Miller (USA, 2005)
con Philip Seymour Hoffman, Catherine Keener, Chris Cooper,
Clifton Collins Jr., Bruce Greenwood, Bob Balaban,
Marshall Bell, Amy Ryan, Mark Pellegrino, Allie Mickelson

Quasi-biopic. La storia di come e perché Truman Capote scrisse “In Cold Blood” (A sangue freddo), il suo ultimo travagliatissimo romanzo. Le motivazioni che lo spinsero a interessarsi a un bruttissimo caso di cronaca nera – il trucidamento di un’intera famiglia di contadini del Kansas – la lunghissima indagine sulla vicenda (durata sei anni), l’attaccamento morboso agli imputati (rei confessi) del disgustoso omicidio.
Notevoli i chiaroscuri narrativi, come l’accostamento contradditorio tra la frivolezza del personaggio Capote e la cupezza dell’ambiente, l’ego smisurato del protagonista e le personalità molto torve degli imputati. Il vero punto forte della pellicola è la trasformazione del protagonista: il lento abbandono – non senza drammi – di una personalità del tutto egoista attraverso la vicinanza con uomini sofferenti e che hanno causato tanta sofferenza e orrore. La profonda mutazione di un ego ipertrofico causata dalla lunga esposizione a veri drammi umani, un’esperienza intensa capace di generare una profonda e sincera empatia.

Oltre la magnifica interpretazione di Hoffman – che gli valse un Premio Oscar, un Bafta e un Golden Globe – va segnalata anche quella di Clifton Collins Jr.: davvero notevole nei panni del misterioso e impenetrabile Perry Smith, uno dei due assassini.
Accanto al protagonista, in posizione di pura spalla, troviamo la valida Catherine Keener (quasi irriconoscibile); suo il ruolo di Harper Lee, l’amica fidata, nonché collaboratrice, di Capote: una donna molto in gamba che dà una mano nelle prima battute dell’indagine sul plurimo assassinio.
Un personaggio minore ma molto interessante, invece, è Jack Dunphy (Bruce Greenwood): forse l’unico uomo la cui opinione contava qualcosa per Capote. La loro appare come una sincera amicizia, probabilmente del tutto disinteressata, oltre che un rapporto sentimentale.
Altra ottima interpretazione quella di Chris Cooper. Bravissimo, come sempre. Lo adoro sin dai tempi de “Il ladro di orchidee”. Qui dà il volto ad Alvin Dewey, il commissario di polizia locale che si occupa del caso.
L’altro assassino ha le fattezze di Mark Pellegrino.

Pellicola da vedere, sia se vi interessa il personaggio Capote, che se amate i bei thriller cupi e di digestione tutt’altro che semplice.

La scheda di IMDb.com, quella di Wikipedia, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: A Sangue Freddo, Allie Mickelson, Amy Ryan, Bennett Miller, Bob Balaban, Bruce Greenwood, Capote, cast, Catherine Keener, Chris Cooper, cinema, Clifton Collins Jr., film, Mark Pellegrino, Marshall Bell, pellicola, Philip Seymour Hoffman, recensione, regia, regista, scheda, Truman Capote

The Grand Budapest Hotel

13 Aprile 2014 15:38 / Leave a Comment / Smeerch

The Grand Budapest Hotel

The Grand Budapest Hotel

di Wes Anderson (Gran Bretagna, Germania 2014)
con Ralph Fiennes, Tony Revolori, Adrien Brody, Saoirse Ronan,
Jude Law, Tom Wilkinson, F. Murray Abraham, Mathieu Amalric,
Jeff Goldblum, Willem Dafoe, Harvey Keitel, Edward Norton,
Bill Murray, Jason Schwartzman, Léa Seydoux, Tilda Swinton,
Giselda Volodi, Owen Wilson, Florian Lukas, Karl Markovics,
Bob Balaban, Fisher Stevens, Waris Ahluwalia, Wallace Wolodarsky

Una delle più belle favole a colori mai scritte e dirette da Anderson. Una grande storia di amicizia e buoni sentimenti, di lealtà e fiducia, contrapposta ad arroganza e sopprusi.
Il regista americano ha raccolto intorno a sé un cast folto e spettacolare. Pezzi grossi del cinema inglese, francese e americano, tutti uno più bravo dell’altro.
Anche il co-protagonista Revolori – alla sua prima apparizione sul grande schermo – non sembra sfigurare, comunque. Anzi riesce a tener testa benissimo a tutti gli altri.

Un giovanissimo fattorino di origini asiatiche, detto Zero, viene preso sotto l’ala protettiva del primo concierge (direttore di fatto) del prestigioso Grand Budapest Hotel: l’affascinante Monsieur Gustave, un uomo molto preciso e professionale, elegante, educatissimo, sicuro di sé, ma anche altrettanto strano, misterioso, e a suo modo, generoso. Quando questi si ritroverà invischiato in una brutta faccenda – che comprende l’omicidio di un’anziana e ricca signora e il furto di un preziosissimo quadro – Zero saprà essere fedelmente al suo fianco e riuscirà a dargli una mano nel risolvere la complessa matassa.

Perché vederlo: perché diverte tantissimo. Non c’è un personaggio che non è buffo, in un modo o nell’altro. Anderson è riuscito a trovare almeno un elemento strambo in ciascuna delle tessere che compongono questo delizioso puzzle. Il film è meritevole di apprezzamenti anche perché riesce ad incastrare e a far convivere sapientemente la storia di una grande amicizia con un paio di misteri (chi ha ucciso la vecchia e come è passato di mano l’hotel?), un’afflato malinconico, una “dolce” storia d’amore, un omaggio all’autore austriaco Stefan Zweig e diverse rocambolesche mini-avventure, come ad esempio la fuga da un carcere super fortificato e un inseguimento sulle nevi. Non manca nemmeno il duplice accenno alla disumanità che il Nazi-Fascismo diffuse in Europa durante la prima metà del secolo scorso.

Perché non vederlo: se non vi è mai piaciuto il modo in cui Anderson racconta e traccia mondi frutto di stupore e meraviglia, lasciate stare. Il suo tratto stilistico è forte e riconoscibile.

Nota grafica: va detto che per una volta anche la locandina per l’Italia non è affatto male.

La scheda di IMDb.com, quella di Cinematografo.it e quella di MyMovies.it.

Posted in: film / Tagged: Adrien Brody, Bill Murray, Bob Balaban, cast, cinema, commedia, Edward Norton, F. Murray Abraham, film, Fisher Stevens, Florian Lukas, Giselda Volodi, Harvey Keitel, Jason Schwartzman, Jeff Goldblum, Jude Law, Karl Markovics, Léa Seydoux, Mathieu Amalric, Owen Wilson, Ralph Fiennes, recensione, regia, regista, Saoirse Ronan, scheda, The Grand Budapest Hotel, Tilda Swinton, Tom Wilkinson, Tony Revolori, Wallace Wolodarsky, Waris Ahluwalia, Wes Anderson, Willem Dafoe

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