(Questo sarebbe un fuori quota, un undicesimo racconto, una specie di appendice a quello pubblicato ieri, ma non potevo esimermi dal farvelo leggere. Scritto di getto, in un pomeriggio noioso…)
Sino a due/tre anni fa George aveva sempre bevuto il Negroni: 1/3 di bitter, 1/3 di dry gin, 1/3 di vermouth rosso, una fetta di arancia e un cubetto di ghiaccio. Nothing more. Ai party, alle festicciuole pubbliche e private, alle cene di gala, agli aperitivi formali ee informali: sempre Negroni. Per ‘sto vezzo qua, negli ambienti più chic s’era pure beccato l’etichetta scomoda dell’alcolizzato conformista. Aveva fatto spallucce. Lui se ne fregava. Sapeva di reggere gli alcolici. In particolar modo il ‘suo’ Negroni.
Negroni, sempre Negroni… tranne una rara eccezione, quando venne in Italia. Fu qualche anno fa: doveva promozionare la serie E.R., no? Quella che l’ha lanciato, in cui faceva il dottorino piacione. Stette una mezza giornata a Milano. Fece un giro per le tv, registrò delle interviste, ecc. Tutto da copione, com’è uso farsi quando si deve far conoscere in giro un programma, spingere una trasmissione, ecc.
Poi lo portarono su a Fontanafredda, in provincia di Pordenone. Che è in Friuli, non in Piemonte. Non è lì che fanno quel buon spumante. Non confondetevi con Asti. Ma comunque anche a Fontanafredda del Friuli l’alcool non manca. A George lo portarono in trionfo. Lo accolse il sindaco in persona con la fascia tricolore d’ordinanza, l’assessore al turismo con un mazzo di fiori freschi (delle frocissime rose rosa – completamente fuori luogo). Bagno di folla, passeggiata per il viale con la gente che urlava, applausi a profusione… e tutto il resto. La cerimonia tuttavia si concluse nel giro di 40 minuti scarsi. S’erano fatte le otto e mezza di sera e da quelle parti già dopo le cinque del pomeriggio è impossibile passeggiare per strada. Fa un freddo cane che se non ti battono i denti è solo perché sei già in coma da ipotermia.
George s’inventò una scusa, disse che si sentiva poco bene. Si fece scappare una scureggia puzzolentissima, accusò un mal di pancia fasullo. Accennò ad un fantomatico malditesta… cose così, da divetto capriccioso. S’era semplicemente rotto li cojoni. Poi si fece portare in una tavernetta. Una specie di pub ma italianissimo. Infatti invece della birra gli portanoro due o tre litrate di vin brulè. Lui, stizzito, le rifiutò. Erano cose per vecchi malati, disse. “Ma che caldo e caldo?! A Hollywood il vino lo beviamo solo ghiacchiatissimo. Da noi tutto l’alcool è solo on the rocks!!!”. Al che al Giovannino Schimpfzern venne in mente di fare lo scherzo del bicchiere mezzo pieno di vino e imbottito di neve fresca. Quel tipico cocktail che tu lo bevi per fare lo sborone davanti agli amici, in modo da non passare per il pirla boccalone che casca a tutti gli scherzi, solo che poi, dopo mezz’ora che l’hai ingurgitato, ti viene la cacarella e rimani due notti attaccato al cesso con la diarrea a fontana.
Fortuna volle che il vicesindaco riuscì a leggere negli occhi di Giovannino quella malvagia idea e riuscì a fermarlo per tempo. “Dai, sù… che quest’è l’attore famoso. Vuoi che tutta l’america unita ci prenda per il culo? Che dicano che stiamo stati noi a far ammalare questo qui? Se lo dice in giro addio turismo! Già gli americani d’estate vanno tutti giù in Romagna a prendere i bagni. Se si sa anche questa cosa del cagotto in giro non vengono più in Triveneto, manco per metterci una base militare! ‘Orco boia!”
Dunque sconsolato, Giovannino desistette però il sor Clooney si fece portare 14 Spritz. Non l’aveva mai assaggiato ‘sto cocktail. Ma gli piacque subito. Uno via l’altro. Record stagionale. Si sparò 14 bicchieri di fila, di quelli grossi, della nonna, in vetro infrangibile Duralex. In meno di un’ora e mezza. Ci volle più tempo per ordinare e portagli davanti la caraffa con il cocktail, che per ingollare tutto il liquido ivi contenuto. Ma alcool chiama sonno, è fatto risaputo. Perciò al tredicesimo bicchiere vacillò e cadde dalla sedia. Lo aiutarono a rialzarsi. Al quattordicesimo andò giù lungo. Steso. Irrecuperabile. Al limite del coma etilico. Due assistenti e l’oste lo portarono su, a spalla, maledicendo lil peso forma che un ragazzone americano deve avere per poter recitare in una medical drama series. Ancora vestito di tutto punto, con l’abito buono, lo schiaffarono nel letto di una specie di stanza singola, al secondo piano dell’hotel-baita sotto al quale si trovava il bar in cui era collassato il dottorino. Clooney dormì per tre giorni di fila. Si svegliò solo la domenica, verso le 12.30, quando la moglie dell’oste, donna Esther, portò in tavola la polenta con il capriolo – che sarebbe anche una usanza piemontese ma si sa che a Fontanafredda, per un motivo o per l’altro, hanno piacere a sentirsi affini alle tradizioni sabaude.
A parte il tradimento con lo Spritz, che durò giusto il tempo di una breve vacanza d’affari in Italy, l’amore per il Negroni è durato un’eternità. Almeno sino a quando, qualche anno fa, è diventato testimonial della Martini. Lui il vermouth non l’aveva mai asssaggiato. O meglio, non sapeva che anche il Negroni ne contiene una parte. Pure il personaggio di James Bond gli era sempre stato sulle scatole. In privato. In pubblico, invece, non l’ha mai ammesso. Solo da bambino aveva sentito che le sue vecchie zie dell’Illinois mettevano quel liquore giallo pallido nelle torte delle feste di compleanno per ammorbidire il pan di spagna. Ma figurarsi! A lui non piaceva e neanche voleva mettersene una goccia sulla lingua a mo’ di test.
Poi pecunia non olet. Ha dovuto. Ha preso i soldi e ha dovuto fare lo spot. Avete presente il clip dove la gnocca vestita da torera stacca con un colpo secco di spada le palle del toro scopito nel ghiaccio? Beh, l’anno girata 9 volte! 9 ciak. L’attrice, quella modella tanto caruccia, poveretta, era bravina. Non ha sbagliato granché. Lei! Ma lui era palesemente sbronzo. Col Vermouth ci ha preso gusto. Prima un bicchiere, poi l’altro. Non finiva più. Ha iniziato a far finta di sbagliare. Uno sbaglio: e beveva. Un altro sbaglio: e beveva di nuovo. Uno via l’altro! Sotto coi bicchieri a forma di “Y”! Il regista gli urlava pure con il megafono “Mr. Clooney don’t drink please. It’s only acting! Let’s substitute Martini with water!” Ma lui non ha voluto sentir ragione. No. Ha tirato fuori quelle menate del metodo Stanislao Stanchistlai… Quando mai si assaggia sul serio il prodotto in un spot tv? Ma lui no! Beveva davvero… e si vedeva pure gli piaceva un sacco. Falsone! Chissà cosa gli girava storto quel giorno per la testa. Magari era preoccupato che quella zoccola di Georgina gli metteva le corna (vedi questo post). Chissà! Lui beveva e non smetteva. Alla fine la pubblicità si è girata. Tutti sono stati contenti. Grande successo. Apprezzamento del pubblico e della critica. Lui ne è uscito un po’ brillo. Ma una ciucchetta da niente, che gli è passata nel giro di una giornata. Però sta di fatto che con la modella non ci ha nemmeno provato e – peggio ancora – gli è venuta ‘sta mania delle olivette. Verdi da cocktail. Ma non solo. Le vuole dappertutto. ne consuma un paio di chili al giorno. Grosse, piccole, Sant’Agostino. Greche e spagnole – anche. Ma soprattutto Italiane. Se ne fa spedire un carico da 10 chili ogni dieci giorni circa, direttamente da Vibo Valentia. Quando soggiorna a Laglio, nella villa che affaccia sul Lago di Como ne arriva a mangiare anche tre chili e mezzo.
Questa cosa delle olive per Clooney ha anche messo un po’ il subbuglio il mercato ortofrutticolo della zona. Carl, il mio fruttarolo, mi ha detto proprio stamattina che, da quando George in persona va a comprare le olive, i prezzi al dettaglio – in media – saranno aumentati del 50% da E Botanicals, su North Western Avenue. Roba che adesso le banane nane è costretto a comprarle a 12 dollari, anziché a 8, e a rivenderle a 15. Lo dico sempre io: questi divi del cinema hanno rotto il cazzo. Se sono stati la fortuna di Hollywood negli anni ’30, finiranno per spopolarla e distruggerla in questi primi anni del XXI secolo!
Dunque quelle sferucce verdi, che di esotico alla mia bocca hanno poco o niente, sono diventate la nuova moda qui giù. Prima le trovavi solo nei cocktails delle lounge room più esclusive. Adesso a momenti te le sbattono anche in un rognoso whiskey da 2 Dollari, servito nel più lercio dei bar per scapoli.
George e le sue maledette olive. Il suo cruccio e la sua delizia. L’ultimo capriccio di un divo viziato. E non ne può fare letteralmente a meno! Altrimenti va fuori di testa. Difatti 20 giorni fa sua Zia, quella grassona di Ann Louise Clooney, ha preparato un rinfresco per il barmitzva dei suoi due nipotini gemelli, Jakob e Moses. Ha fatto pizzette, stuzzichini, tartine, canapè, torte e tortine, dolci e salate. Un sacco di ben di dio ma s’è dimenticata di mettere a tavola delle ciotoline con le olive trapuntate di stuzzicadenti. E George è andato su tutte le furie. D’istinto ha rovesciato mezzo tavolo del buffet con un colpo di mano e ha urlato! “Ma cazzo! Quando voglio io una cosa, una cosina picocla nessuno che mi dà un minimo d’ascolto! Che ci voleva a mettere due cazzo di olive su questo tavolo! Ma che c’è?! Siete per caso sotto il controllo della commissione di controllo dell’import/export dei prodotti agroalimentari italiani? Due – semplici – olive… quanto vi costano? Eccheccazzo! Ma non dico molto: anche solo un paio nere, dolci, dentro questo stucchevole Alexander, che è così dolce da farti venire un diabete fulminante!” Poi ha preso e se n’è andato a passeggiare da solo, sul bordo del marciapiede di fronte la casa dove si teneva il rinfresco. Era al settimo Martini appena. Prima s’era bevuto solo 5 Spritz e l’immancabile Negroni. Agrodolce, lungo, rilassante. Proprio come piaceva a lui. Ma senza olive.
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