Il medico della mutua
di Luigi Zampa (Italia, 1968)
con Alberto Sordi, Bice Valori, Pupella Maggio
Il Morandini (Dizionario del cinema): «L’irresistibile carriera di un giovane medico che, dopo gli inizi stentati, corteggia la moglie di un collega moribondo ed eredita, dopo il di lui trapasso, un lunghissimo elenco di pazienti mutuati. A. Sordi sfodera tutto il suo repertorio grottesco in un altro capitolo dell’italica arte dell’arrangiarsi. Si ride amaro. La piaga dell’assistenza sanitaria era già perenne nel ’68! Ottime P. Maggio e B. Valori. Campione d’incassi della stagione 1968-69 con tre miliardi. Da un romanzo di Giuseppe D’Agata. Seguito da Il prof. dott. Guido Tersilli, primario della clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue».
La recensione del libro di Giuseppe D’Agata da cui è stato tratto il film: «Romanzo comico e “divertente” sull’assistenza medica e sul commercio dei malati in Italia, e vera pietra miliare della letteratura satirica del nostro Paese, Il medico della mutua è anche, come ha sostenuto lo stesso autore, una “avventura narrativa” che nasce dal tentativo, riuscitissimo, di agganciare il lettore a problemi di interesse generale. “Il medico della mutua” è ormai un personaggio-tipo della nostra società . Merito del film di Luigi Zampa, interpretato da uno straordinario Alberto Sordi. Ma il romanzo va assai più a fondo nella caratterizzazione dei personaggi e nei riferimenti concreti alla realtà . Qui il medico vive e incarna, con cruda evidenza, alcune contraddizioni del nostro tempo: da un lato vanta il nobile ruolo umanitario e sociale della sua missione, dall’altro si serve del suo privilegio per trasformare la missione in affarismo. È un uomo ambizioso che vuol trovare il modo di formarsi un ricco portafoglio di mutuati e di amministrarlo e difenderlo dalla cupidigia dei colleghi… Insomma, una testimonianza vissuta del nostro costume e un best seller inaffondabile, che galleggia nel tempo ed è continuamente riproposta alla cronaca dagli scandali che esplodono ancora, troppo spesso, nel mondo della sanità . Rileggendolo, saremo forse colpiti dall’amarezza di fondo che traspare dalle sue pagine, ma ad essa, e alle imprevedibili leggi non scritte dell’ipocrisia universale, potremo sempre opporre, assieme a D’Agata, la vitalità di un’ultima risata beffarda».